Il riccio e l'albero

Un riccio si divertiva a trasportare le mele sotto un albero dai fiori bianchi.
Le faceva rotolare spingendole col naso e le ammucchiava alla base del tronco, si accoccolava e schiacciava un pisolino, perché il trasporto delle mele era faticoso.
Quasi sempre era l'appetito a svegliarlo: rosicchiava una mela e poi ricominciava a dormire fino al calar del sole.
Guidato dalla luna tornava nella tana, un buco scavato nel terreno non troppo lontano.
Una notte senza luna, il riccio perse l'orientamento e si spinse fino al ciglio di una strada asfaltata.
Vide una luce che si stava avvicinando e pensò che fosse la luna, in ritardo.
Si fermò a contemplarla, stupito dalla rapidità con cui stava sorgendo.

Poi ci fu l'impatto.

In pochi istanti si trovò proiettato nell'aria e si sentì leggero.
Atterrò ai piedi dell'albero dai fiori bianchi, si trascinò verso il tronco, lo abbracciò e cadde nel sonno senza risveglio.

La mattina dopo l'albero sentì l'abbraccio del riccio e si svegliò felice.
Dopo qualche ora capì che c'era qualcosa di strano. Mancavano le mele e il riccio continuava a rimanere immobile, avvinghiato ai suoi piedi.
La sera l'albero capì e pianse molti dei suoi petali, ricoprendolo completamente.

Passarono le stagioni.

Una mattina di primavera l'albero sentì di non essere più triste: non ne capiva la ragione ma poi si accorse che sui rami, in mezzo ai boccioli, erano spuntate delle spine.

Questa è la vera storia del biancospino.



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